Di recente la Cassazione ha sentenziato che i consumi del riscaldamento non possono essere ripartiti in base ai millesimi se nelle singole unità immobiliari sono installati i contabilizzatori

La Corte di Cassazione ha ribadito che non è corretto far leva su eventuali normative nazionali o regionali, ovvero ad atti amministrativi.

Per la Cassazione i costi vanno divisi in due tipologie:

• costi fissi, legati alla manutenzione della caldaia e alla pulizia periodica, che vanno suddivisi in base ai millesimi
• costi variabili, che riguardano l'utilizzo del riscaldamento nel singolo appartamento. In questo caso è necessaria una lettura della registrazione del contatore prima di stabilire il valore che dovrà essere ripartito

Con la contabilizzazione del calore ogni condòmino paga quanto consuma e quindi la bolletta deve essere calcolata in base all'effettivo riscaldamento fornito all'abitazione. La contabilizzazione è, a tutti gli effetti, un intervento di efficientamento energetico che migliora il rendimento dell'impianto e diminuisce i consumi.

Le spese del riscaldamento centralizzato di un edificio in condominio, ove sia stato adottato un sistema di contabilizzazione del calore, devono essere ripartite in base al consumo effettivamente registrato, risultando perciò illegittima una suddivisione di tali oneri operata, sebbene in parte, alla stregua dei valori millesimali delle singole unità immobiliari, né possono a tal fine rilevare i diversi criteri di riparto dettati da una delibera di giunta regionale, che pur richiami specifiche tecniche a base volontaria, in quanto atto amministrativo comunque inidoneo ad incidere sul rapporto civilistico tra condomini e condominio.

Cass. civ., sez. II., ord. 4 novembre 2019, n. 28242